20 luglio 2016
2ª Tappa: BALERMA / ADRA / MELISENA - 2 notti - 17,5 miglia.
Mare deformato senza frangenti fino ad Adra, poi mosso con frangenti.Il mattino seguente il cielo appare 9/10 coperto ma il mare è quasi calmo e sembra invitarmi a riprendere la navigazione. Le previsioni meteo-marine, consultate la sera prima, davano venti deboli di direzione variabile ma per esperienza so bene che questi mari sono pronti ad infierire sui naviganti con imprevedibili colpi di coda.
La superficie marina deformata, ma senza frangenti, non impensierisce Eta Beta che prosegue tranquillo fino al porto di Adra ove rifaccio il pieno di carburante con soli 5,50 euro.
Ottenuto il permesso di ormeggiarmi al lato di un pontile, mi viene consigliato il ristorante Timone ove pranzo con soli 11 euro e un buon caffè espresso finale.

- GOMMONE D'ALTURA
Nell'area portuale mi incuriosisce questo strano gommone la cui prora, esageratamente affusolata e slanciata verso l'alto, sembra fungere da rompighiaccio per navigare nei mari del nord.
Verso le 3 pomeridiane riprendo la navigazione lasciando al caso l'individuazione di una spiaggia ove poter effettuare la mia seconda tappa.

- NUVOLA NERA PIOVOSA
Nuvola scura di fronte a Punta NegraIl mare si mantiene buono finché, quando giungo in prossimità di Punta Negra, noto in cielo una coda di nuvole scure che corrono velocemente verso il largo. Improvvisamente si attiva un vento che aumenta progressivamente di intensità investendomi da prora, ma le onde sono ancora basse perché la sventolata è appena iniziata. Man mano che avanzo sotto il nero inizia a piovere di buona lena inzuppando il mio corpo infreddolito. Adesso il vento mulina da tutte le direzioni finché, superato il cappello scuro, si stabilizza sospingendomi da poppa con una intensità in continua progressione.

- MARE FRANGENTE AL GIARDINETTO
Mare frangente che rinforza da poppa.Ho appena il tempo di scattare una foto per immortalare il fronte dei frangenti che fra poco mi investiranno costringendomi a procedere con la dovuta attenzione anche perché non ci sono ripari lungo la costa rocciosa.
Oltre la punta mi appare l'agglomerato urbano di Melisena prospicente una bella spiaggia parzialmente protetta rispetto al fronte delle onde, ove decido di atterrare per effettuare la mia seconda tappa.
In tutta la costa ad ovest di Almeria, i fondali adiacenti alle spiagge degradano rapidamente in profondità. Per questa ragione, con le solite ondine provenienti dal largo, non si formano le barre di frangenti multiple tipiche dei fondali medio-bassi. Qui sono solo un paio le onde che si rovesciano sulla battigia scaricando di colpo un'energia devastante: oltre un certo limite è praticamente impossibile affrontarle da riva per prendere il largo con qualsiasi mezzo.
Al contrario, come in questo caso ove atterro sulla riva di Melisena con mare piuttosto mosso, la manovra di spiaggiamento in solitario con Eta Beta è sicura e persino divertente purché si resti concentrati ad eseguire le giuste operazioni che sintetizzo di seguito:
-- in assenza di un corridoio d'atterraggio abilitato, giungo ad una cinquantina di metri dalla spiaggia per individuare il punto dove sbarcare lontano da eventuali bagnanti o rocce semiaffioranti che si rendono visibili grazie alle schiume generate dai loro impatti contro le onde,
-- da poppa ribalto le ruotine sotto la carena (esse restano ben fissate allo snodo grazie alla loro spinta positiva verso l'alto),
-- con decisione mi posiziono sul dorso più alto di un'onda, facendo attenzione a non superarla, e corro verso terra alla sua stessa velocità finché le ruotine toccano il fondo rullando mentre l'elica ruota sempre liberamente in spinta senza pericolo di grattare sul fondo perché si mantiene costantemente più alta delle ruotine che la precedono,
-- grazie alla posizione più alta sull'onda, alla spinta continua dell'elica e all'abbrivio generato dalla velocità, il gommone balza in avanti sulla battigia parzialmente fuori dall'acqua bloccandosi dopo aver strisciando un po' l'apice della prora,
-- adesso le ruotine mantengono parzialmente sollevata la carena da terra creando un tunnel vuoto sottostante dove si scarica buona parte dell'energia prodotta dalle nuove onde in arrivo che battono contro la poppa mentre l'elica continua a girare per metà in aria e con lo scarico che romba fuori dall'acqua,
-- per guadagnare tempo do uno strattone al cavetto per spegnere il motore mentre con un balzo scendo a terra per agguantare il maniglione di prora e trascinare il gommone un paio di metri sulla battigia. - Fine.
Una volta imparato il "giochino" le suddette manovre si eseguiscono agevolmente e sempre in condizioni di buona sicurezza.

- ETA BETA SPIAGGIATO
Eta Beta spiaggiato sulla riva di Melisena.Eccomi dunque atterrato sulla spiaggia di Melisena, con un mare discretamente formato, ricorrendo alla tecnica più sopra descritta.

- GOMMONE SOSPESO SULLE RUOTINE

- SPAZIO A POPPAVIA
Grazie alle ruotine il battello tocca terra su soli tre punti con la poppa sollevata di 30cm.In questa foto si notano i tre punti d'appoggio a terra con la poppa sollevata di 30cm. e il motore che può restare in verticale. In queste condizioni resta libero tutto lo spazio dalla panchetta fino allo specchio di poppa per agevolare l'ingresso in tenda, fare colazione o farmi la barba.
La prora tocca terra col solo apice della chiglia mantenendo i tubolari ben sollevati. È interessante notare che quand'anche la risacca o l'alta marea avanzassero fino ad oltre la prora, il battello non può muoversi perché, per portarlo in galleggiamento, occorrono almeno 10cm oltre il limite della carena già sollevata di 30cm. Mi è capitato di svegliarmi con una risacca che scorreva liberamente sotto quasi tutto il battello.
La visita del paesino lungo la passeggiata rivela la bellezza di questa piccola comunità fatta perlopiù di pensionati e vacanzieri spagnoli.
Decido di trascorrere qui due notti anche perché ho voglia di esplorare in apnea i fondali rocciosi tutt'intorno.
L'intimità di questo grazioso angolo spagnolo è penalizzata dall'assenza di bar o ristoranti: c'è solo un piccolo negozietto per assolvere alle primarie necessità alimentari.
Il mattino seguente assisto al varo di alcune barche e gommoni da parte di pescatori sportivi locali che si allontanano al largo per praticare la pesca a fondo con le lenze.
Poco dopo faccio conoscenza con la signora Ester mentre porta a passeggio lungo la spiaggia il proprio cane. Ella resta affascinata dal racconto della mia avventura e si offre spontaneamente di curare una vescichetta che sporge al lato del mio alluce sinistro. Tornata a casa mi raggiunge con ago e filo per forare da parte a parte l'ampolla e infine riannodare il cordino: così la vescica drenerà fino alla sua progressiva guarigione. Subito dopo vengo ancora coccolato con l'offerta di un buon caffelatte con biscotti: posso così apprezzare la bontà d'animo di questo popolo che convive fraternamente manifestando la propria modesta ma dignitosa umiltà.
Più tardi mi attivo per finire di armare il mio Eta Beta fissando sul fuoribordo il grosso pallone giallo. Ormai mi ci sono affezionato per il senso di sicurezza in più che riesce ad infondermi pur non avendone mai verificato la reale efficacia in caso di ribaltamento.

- RELAX SOTTO IL PARASOLE
Ricovero sotto il sole in sostituzione dell'ombrellone.Nella mattinata utilizzo il mio parasole per abbandonarmi ad una sana lettura mentre nel paese arrivano i furgoni ambulanti del fornaio e del pescivendolo coi loro superclackson dai suoni distinti per farsi riconoscere.
Verso le 14 mi avvio a piedi per 2km sotto un sole cocente per raggiungere il ristorante più vicino. Mentre pranzo metto sotto carica il mio smartphone. Davvero gentile il proprietario che si offre di riportarmi fino alla mia base con la propria auto.
Nel tardo pomeriggio indosso pinne e maschera per esplorare il fondale ma resto deluso sia dalla esigua trasparenza dell'acqua che dalla scarsezza di specie viventi. Ancora una volta tocco con mano il degrado ambientale e il depauperamento ittico di cui soffre il "mare nostrum".
A sera, dopo aver consumato uno spuntino con la cambusa di bordo, mi attardo a chiacchierare con gli anziani locali i quali mi sconsigliano vivamente di avventurarmi verso Tarifa con quel "coso" a meno che non abbia deciso di suicidarmi (?). Verso le 23 riposo nuovamente in tenda per la seconda notte.
(continua)...