
Quando tra qualche settimana la nebbia grassa avvolgerà la luce estiva, i pioppeti, le ampie anse del fiume, le bricole, le conche e gli scenari unici di questo percorso che abbiamo “sotto casa” allora sarà il momento per sbobinare i ricordi e gli appunti che la scia dell’elica ha lasciato gran parte in acqua dolce o salmastra.
E’ stata una navigazione impegnativa, emozionante, avventurosa, complessa per i livelli del Po di quest’anno che sono ai minimi storici. Ma sono miglia e giorni che hanno lasciato il segno dentro di noi, si fa fatica con la memoria a non tornare sui momenti trascorsi in solitudine in una delle zone più popolose d’Europa, in mezzo al verde e lungo sponde popolate più da uccelli che da umani, dove il navigare è tutt'altro che noioso e dove l’attenzione richiesta in navigazione va ben oltre quella delle traversate marine.

Quando si scivola via lungo il Po non si vede nulla oltre l’argine. Nei canali delle idrovie si è in solitudine tra boschi, canneti, paludi. Si attraversano paesi e città senza vedere o essere visti, dove i way point marini del GPS non dicono nulla perché la bussola la danno i ponti, i campanili, le ciminiere, le torri degli acquedotti. Il Po e le idrovie sono mondi dove si “applica la legge” di chi li percorre e di chi li vive: i pensionati, i pescatori, i pochi sopravvissuti che esercitano ancora i rari mestieri fluviali.

Sono decine gli enti pubblici nazionali, regionali, provinciali che hanno competenza su queste acque e che dovrebbero occuparsi di questa risorsa che è invece alla deriva. Non manca solo l’acqua d’estate, manca chiarezza su chi deve gestire un ambiente tanto unico e prezioso quanto sconosciuto a tanti di noi che magari abitano anche a meno di 200 chilometri dal Po. Non è solo un problema di mancanza di piogge ma di disinteresse per il diporto fluviale che anche in stagioni primaverili o autunnali navigabili resta alla periferia delle priorità pubbliche.

Nella preparazione a questa navigazione ci siamo imbattuti in funzionari di Enti dedicati che “cadevano dal pero” davanti a domande e richieste di informazioni molto pratiche ed essenziali sullo stato del fiume, della navigazione e dei servizi costieri. Fosse stato per loro non saremmo mai partiti e anzi siamo stati invitati regolarmente a rinviare la navigazione ed aspettare periodi migliori! Certo esiste il problema della diga e della conca di Isola Serafini che spacca in due il grande fiume. Anche noi abbiamo dovuto pianificare una logistica del trasbordo perché la vecchia conca è fuori uso da 15 anni e la nuova è, oltre che in ritardo, già vecchia perché concepita con valori e indicatori di tirante d'acqua e di navigazione che il Po non ha da anni nei periodi estivi, rendendone quasi inutile la sua realizzazione e inaugurazione che era prevista per la scorsa primavera…

Le uniche informazioni utili alla navigazione le abbiamo avute da chi il Po, le conche e i canali li vivono: le associazioni di pescatori, di canottieri, le poche nautiche lungo le rive, i lavoranti delle paratie che parlano con i pochi naviganti che ancora le transitano, chi si occupa di navigazione privata. Numeri di telefono stanati in rete o tramite il passaparola cercando di evitare di impantanarsi come a volte è capitato quando il fiume di colpo si allarga e allora il pescaggio diventa cosa da trovare senza che la segnaletica fluviale aiuti più di tanto a capire la rotta.

Da Pavia a Trieste sono 303 mn, di cui 12 di mare. Il resto è uno spettacolo tutto da vivere in mezzo alla natura, all'incognita e allo spettacolo dietro ogni ansa del fiume, il canale che diventa laguna e poi conca, la paratia che apre un mondo diverso dove non cambia solo il dislivello dell’acqua ma anche gli scenari navigabili, tra argini alti dieci metri, città d’arte, cultura, storia e religione a portata di prua, ingegno umano nel costruire canali e dighe, scivolare a pelo d’acqua senza onde con la sensazione di percorrere una navigazione antica, storica, a volte lenta, accostare i parabordi a pontili carichi di ricordi di quando l’uomo usava questi percorsi per muoversi “normalmente”.

Abbiamo a un tiro di carena uno dei percorsi di navigazione forse più belli al mondo: non è questione di fare la solita demagogia ma in tanti paesi “che funzionano” non solo sarebbe valorizzato ma anche agevolato il suo percorso sia da diporto che commerciale. E invece resta una navigazione a ostacoli dove chi si avventura lo deve fare conscio di dovere risolvere da solo ogni eventuale imprevisto: pochi i servizi essenziali per il diportista, rari quelli dedicati a chi ha un gommone dove, a differenza del delta del Po, il fiume offre davvero poco e lascia il monopolio alle imbarcazioni prive di tubolari.

Alla fine abbiamo percorso 1.079 mn tra andata e ritorno con tante informazioni utili che abbiamo raccolto di prima persona o dalle fonti incontrate nel percorso. Come sempre cercheremo di riassumere in un unico post le nozioni pratiche e gli aspetti che possono interessare chi volesse intraprendere tutto il tragitto o tratti di navigazione dello stesso.

A noi è piaciuto molto perché abbiamo scoperto un mondo nuovo per i nostri tubolari, diverso e interessante ma al tempo stesso molto “vicino”.

Certo, non è una vacanza e una navigazione riposante e non sono mancati gli imprevisti, ma resta senza dubbio unica nel suo genere e nei ricordi ed emozioni che lascia dietro di se.
