Nella preparazione dell’imbarcazione, nella pianificazione della navigazione, nella gestione dell’equipaggio ogni comandante ha le sue abitudini, i suoi rituali, le sue certezze che provengono in gran parte dalla propria esperienza, che non sempre coincide con la quantità di ore al timone ma è frutto anche della quantità di “bizzarrie e imprevisti” che ha vissuto di persona.
La percorrenza delle miglia nautiche marine non è sempre uguale e la variante non è solo la velocità, l’altezza dell’onda, la condizione del meteo, il tipo d’imbarcazione. Credo dipenda molto anche dallo stato d’animo di chi timona, da quanto ci si sta gustando la navigazione, dalla serenità del controllo del mezzo, dall’essere “on time” per il tempo che manca alla destinazione della giornata più quelle ore di riserva che si vorrebbero sempre avere in caso d’imprevisto. Per quanto mi riguarda, dipende anche dal tipo di tratta.
Un miglio marino percorso in una navigazione costiera passa rapido osservando la spiaggia, le dune, i paesi, le case che sul fianco dell’imbarcazione scorrono alla velocità dei nodi di crociera. Un miglio nautico in una rotta in mare aperto dove non vedi la destinazione, sia perché lontana dietro l’orizzonte o perché nascosta dalla foschia, passa altrettanto velocemente perché l’attenzione è talmente all’eccesso che fa macinare i secondi più dell’orologio, in quei momenti la concentrazione è al top.
Il miglio marino che passa più lentamente è quello che ti conduce verso un’isola. Quella che vedi spuntare progressivamente all’orizzonte. Guardi la velocità, il trim, il Waypoint e persino la bussola, incroci raramente altre imbarcazioni, cominci a sospettare che ci sia qualche ostacolo che freni l’elica, che forse nella notte i denti di cane o nuove forme invasive di cirripedi portate nel Mediterraneo dai cambiamenti climatici ti hanno invaso la chiglia aumentandone l’attrito….
E invece tutto è a posto. Intorno a 360° hai solo il mare e allora capisci che quelle 12 / 15 miglia che di solito mancano quando si profila all’orizzonte l’ombra dell’isola della tua destinazione sono quelle miglia marine che si allungano come un elastico, dove la distanza segnalata sul GPS e il tempo che manca all’arrivo diminuiscono al rallentatore, dove ti domandi cosa ti è venuto in mente di impostare ancora una navigazione in mare aperto tra le isole!
Vero. Ma sono le miglia che più lasciano una traccia dentro. Quelle che sanno di salsedine e non vengono via anche con il lavaggio in acqua dolce dei motori a settembre o quando arriva Sant’Ambrogio, quelle che saltano subito fuori durante l’inverno quando ripensi al sole, al mare, alla navigazione, quando sei in tangenziale e piove o quando ti perdi via nei pensieri guardando oltre il pc con il mouse in mano e d’istinto cerchi il pulsante del trim.
Nel mio caso sono proprio queste miglia verso “l’isola che c’è” che mi spingono nel periodo di maggiore astinenza tra febbraio e marzo a pianificare la nuova rotta agostana, a smanettare su Google Earth, a cercare in Navily, sui portolani e nelle ordinanze delle Capitanerie di Porto cosa fare e non poter fare, dove e come impostare una navigazione che sia sogno da trasformare in realtà.
Ognuno di noi ha le sue legittime modalità di tracciare una rotta in base a quello che nei tempi, modi, divertimento, avventura e sicurezza vuole per il suo desiderio (o bisogno) di navigazione, per il suo equipaggio, quello che vuole far frullare all’elica e far scorrere sotto la chiglia chiedendo in cambio emozioni, ricordi, sensazioni da farcire con le proprie convinzioni, abitudini, manie, fisse. Da questo flusso psico-nautico tardo invernale nascono i Waypoint della crociera estiva intorno ai quali costruire miglia, luoghi, rade, porti, incontri, scie e cime da lanciare negli approdi.
Quest’anno 2020 già nasceva bisesto. In più si è aggiunta sta buriana da virus, roba peggio del codice grigio di Lamma, dove tutto sembrava andare in cavitazione. Mentre programmi e certezze per l’estate scarrocciavano e derivavano, quando era complesso stabilire se fosse possibile o meno puntare la prua verso alcune destinazioni, noi per tirarci su il morale sin dai primi giorni di lockdown abbiamo ottimisticamente pianificato di impostare questi due Waypoint estivi.
Uno intermedio ma che non era scontato in quanto l’autorizzazione non dipendeva solo dalla nostra voglia di arrivarci ma da una procedura che a volte richiede anni di attesa:
GO TO WAYPOINT DI CALA MAESTRA - ISOLA DI MONTECRISTO
E il secondo invece come destinazione da giro di boa, alle pendici del vulcano che non avevamo mai visto prima neanche da terra:
GO TO WAYPOINT DI NAPOLI
La navigazione di quest’anno è stata infatti abbozzata intorno a queste due destinazioni, che ci hanno poi portato in modalità “raminga” (tipica di chi va errando senza un percorso preciso e senza un luogo dove poter sostare a lungo) su isole e coste italiche a noi “vicine”, ben conosciute a tanti iscritti nel Forum ma per quanto ci riguardava completamente nuove e in ogni caso mai visitate dall’Argentario in giù.
Si tratta in gran parte di isole famose e frequentate regolarmente da molti di voi. Con alcuni Forumisti abbiamo anche avuto la fortuna di incontrarci più o meno casualmente e ci hanno accompagnato come qualificati Ciceroni, facendoci scoprire gli angoli migliori “visti dal mare”. Racconteremo le isole e ciò che abbiamo visitato con la semplicità di quello che abbiamo potuto vedere, osservare e vivere nel momento in cui siamo transitati, lasciando spazio a ognuno di integrare, se lo vuole, il racconto con quanto di meglio e utile saprete aggiungere.
Chi ha navigato nel Tirreno in questo agosto covidiano sa che mare e vento quest’anno hanno fatto pochi sconti. Un mare ostioso, pernicioso, ispido, con pochissimi giorni di calma e comunque mai piatta. Nella nostra vacanza abbiamo percorso 1.170 miglia nautiche, a volte abusando della chiglia fendente dell’Aqa 22 Gambocat “costruita per l’onda”.
730 miglia non sempre in “discesa” nella rotta di andata e 440 miglia sempre in salita… in quella di ritorno, con le ultime miglia rincorsi da una libecciata di fine agosto che ha lasciato danni dietro di se. La pianificazione e la logistica di questo viaggio non sono state impegnative: in internet la raccolta d’informazioni sui posti che abbiamo visitato è stata cosa facile e accessibile, anzi, il problema è l’eccesso e la cernita piuttosto che il difetto d’informazioni. Uniche criticità del viaggio sono state “l’eccesso di imbarcazioni” che hanno reso a volte impossibile trovare un ormeggio in porto in caso di maltempo (Isola del Giglio, Ischia) e alcune simpatiche e folcloristiche discussioni tra diportisti la sera in rada sulle teorie vinciane di come girano le imbarcazioni ancorate alla ruota e la conseguente distanza di cautela da tenere!!!
Tranne il meteo non abbiamo avuto problemi tecnici. Il Suzuki a poppa si è dimostrato ancora il mulo che è, poca strumentazione ma mai un’esitazione o il sospetto che mancasse potenza e affidabilità. L’unica biada che non deve mancargli è la benzina e ne ha digerito 1.270 litri. Per il rifornimento di carburante in queste rotte vi è ampia disponibilità e con un minimo di accorgimento, pianificando miglia e consumi, è possibile anche evitare costi al litro della benzina abbastanza “fantasiosi” acquistati sulle isole, preferendo pieni di serbatoio fatti “in continente”.
MANAROLA CINQUE TERRE
SANTUARIO DI SAN PIETRO - PORTOVENERE
TRAMONTO ALLE CINQUE TERRE
MARINA DI MANAROLA - CINQUE TERRE
ISOLA DI CAPRAIA E SULLO SFONDO GORGONA
Segue...