Messaggioda Loki78 » 14/05/2017, 15:16
Scusate l'ardire.... ma se posso permettermi... ci sono un paio di piccolissime precisazioni che, una volta fatte, probabilmente potrebbero chiarire due o tre cose...
intanto vorrei partire con il dire che l'elettronica ha dei limiti nel mondo fisico. e questa è una ovvietà, ma mica tanto perchè spesso si sentono cose che non hanno ne capo ne coda e la magia non esiste. Qualsiasi evento fisico che accade viene registrato elettronicamente con un ritardo. Questo ritardo ci dice che le compensazioni a livello software/hardware gestite da un apparecchio intervengono sempre in un POST.
questo ce lo mettiamo da parte e ce lo teniamo li, giusto per scaramanzia e per il fatto che magari poi ci torna utile.
le stabilizzazioni, al di la dell'approccio generale (stabilizzazione ottica vs. stabilizzazione del sensore vs stabilizzazione software) hanno delle varianti che sono molto dipendenti dalla generazione e dal produttore (la stabilizzazione del sensore ad esempio esiste su 2 assi, 3 assi o 4 assi). ma non fanno i miracoli. Intervengono per "rimediare" a questioni estreme o ad errori grossolani (per inesperienza ma anche per contingenze relative alle condizioni di scatto, quindi è una tecnologia che può essere al servizio pure del professionista).
Detto questo raramente queste tecnologie lavorano da sole ed è sempre meno raro che una escluda l'altra. Quindi c'è una "parte" della stabilizzazione del sensore che è fisica e una serie di compensazioni che vengono fatte tramite il software della fotocamera.
Arrivando al "succo" del discorso, sarebbe da valutare anche una serie di altri aspetti molto più "terra-terra". E per farlo bisognerebbe vedere il TIPO di micromosso a seconda della macchina utilizzata. SI perchè un problemino a cui non si fa mai riferimento è relativo ad una componente fisica di tutte le macchine reflex ad esempio. Esiste un "micromosso" da specchio. Sotto 1/125 di secondo (e se ustilizziamo la notazione a terzi di stop precisamente sotto ad 1/90) interviene in maniera sempre più evidente che ogni volta che lo specchio si alza e va ad impattare sulla sede superiore chiudendo il pentaprisma, si generi una vibrazione che a noi pare impercettibile, ma che in realtà non lo è affatto.
Giocando con i ritardi (che sono gli stessi che si usavano nelle macchine meccaniche anche negli anni 80, gli scarti sono minimi e hanno a che fare con la percezione dell'occhio rispetto all'esigenza di "bloccare la scena" con una certa sicurezza) si riesce a scendere fino ad 1/90 di secondo (se la macchina viene tenuta a mano libera - se ferma - e con un ottica nel range del normale) senza che questa vibrazione venga percepita o esagerata da altri elementi esterni.
Sotto il 90simo andrebbe treppiedata praticamente sempre. QUESTO PER QUANTO RIGUARDA LE MACCHINE REFLEX. per quanto riguarda le telemetriche infatti (e in generale tutte quelle macchine che non hanno uno specchio che si muove) è possibile andare al di sotto di questa soglia, a mano libera.
Un numero di variabili fanno comunque oscillare questa "regola di massima". Per capirci: dimensioni dello specchio più generose fanno intervenire il micromosso da specchio molto prima (semplice fisica, se lo specchio è una padella da 6cm per 6 cm è più pesante e ha bisogno di più energia per essere alzato, ha un momentum maggiore e impatta generalmente con più forza); obiettivi di lunghezza focale maggiore risentono di più di microvibrazioni rispetto ad ottiche più ampie come i grandangoli; la manina di chi scatta; eccetera eccetera eccetera.
Detto questo tutte le stabilizzazioni ottiche sono lente. Lentissime, e infatti dovrebbero essere utilizzate con tempi lenti o molto lenti. Tempi talmente lenti che COMUNQUE necessiterebbero di un treppiede a prescindere (si parla - nella pratica, non nel marketing) di tempi inferiori a 1/30 di secondo. Sopra tale soglia la stabilizzazione ottica è inutile e in generale controproducente. Non nasce comunque sulle ottiche fotografiche, risponde primariamente ad un esigenza delle immagini in movimento, in cui l'intervallo di esposizione si aggira(va) sul 48esimo/60esimo di secondo e su sensori (o supporti) nettamente più piccoli del sensore di una odierna macchina fotografica.
Mo' canon, mo' nikon il brand non fa differenza. l'unica cosa da considerare è il tipo di tecnologia. che sia ottica o sul sensore oppure software. Gli approcci sono questioni di contenimento dei costi.
La tecnologia più efficiente e più costosa è la stabilizzazione ottica, che però ha dei limiti nel range di utilizzo. La stabilizzazione del sensore multiassiale contiene i costi delle ottiche e non può funzionare in concomitanza con la stabilizzazione ottica. La stabilizzazione software (OIS ad esempio) è una porcheria e costa quel che vale. Fa marketing.
In generale la stabilizzazione ha un valore in condizioni limite. Cioè non quelle comuni. Si usa per rendere "monopiedabili" ottiche di grande peso e dimensioni, ad esempio. In generale funziona come una "pezza" in quelle situazioni per cui si avverte la necessità o l'esigenza di fotografare nella maniera "non corretta", cioè appunto e nuovamente, in condizioni limite. Quello che voglio dire è che è tutto forchè una buona prassi affidarsi ad un'ottica stabilizzata per "recuperare" un mosso dovuto al fatto che lo scatto viene fatto costantemente con delle pessime abitudini.
Nel nostro ambito specifico: non crediate che un'ottica stabilizzata vi salvi una foto fatta dalla barca che beccheggia. La stabilizzazione ha dei range piuttosto ristretti.
Ultima cosa in brevissimo: la stabilizzazione ottica interviene (fisicamente parlando) attraverso una o più lenti (anche un gruppo, o più gruppi, nella teoria) che fisicamente si muovono e variano la loro incidenza. Più è complesso il sistema e più costa, più è preciso il giroscopio entro le quali sono montate, più costa, più le lenti sono grandi più costa. In generale, comunque, ha anche degli svantaggi ottici. Variare l'incidenza di una o più lenti non mantiene inalterate le caratteristiche ottiche dell'obiettivo. Quindi vien da se che non è sempre vero che un obiettivo stabilizzato "valga di più" otticamente parlando di un obiettivo che non lo è. Anzi, in genere è il contrario (eccezioni ce ne sono sempre, ma prendiamo per regola generale quest'ultimo assunto).
Perchè? Perchè una lente che deve mantenere una qualità di un certo tipo a tutte le incidenze possibili o è costosissima da produrre (fino a diventare impossibile) oppure deve per forza essere ottimizzata in qualche aspetto. Su un'ottica non stabilizzata il vetro (o i vetri), che nella versione stabilizzata vengono montati nel complesso giroscopico, vengono ottimizzati per una determinata condizione che non varia mai. Si può giocare a spremere tutte le potenzialità da quel vetro (o vetri). Le prime ottiche stabilizzate (e moltissime di quelle che vengono prodotte oggi da terzi) non erano altro che revisioni dei progetti precedenti con l'aggiunta del giroscopio e delle modifiche fisiche al barilotto per poterci incassare dentro lo stabilizzatore. Inutile dire che le primissime ottiche stabilizzate avevano una resa con lo stabilizzatore attivo che poteva diventare ben presto agghiacciante. Negli anni (nei decenni) si è passati a progettare ottiche stabilizzate ad-hoc cercando di ottimizzarne la resa anche alle diverse incidenze della lente (lenti) oscillanti. Con il vantaggio notevole di avere una qualità decisamente superiore alle prime versioni, ma lo svantaggio di non avere mai (almeno io ancora non ne ho viste - nella pratica -) la qualità assoluta delle controparti a lenti fisse.
Concludo con una piccola opinione personale... spendere una barcata di quattrini per una lente stabilizzata è un'ottima cosa se serve davvero... ma lo stabilizzatore non è sicuramente li per farvi fare foto più belle. Statene certi. E se posso permettermi, c'è una profusione di ottiche stabilizzate che costano parecchio (ma il cui target è la cosiddetta facia prosumer) che sono una porcheria assoluta.